Semiotica della Befana Fascista

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La Semiotica della Befana Fascista

a cura di Renato Ongania

Il presente saggio vuole approfondire il fenomeno conosciuto come "Befana Fascista". I testi di riferimento per l'analisi sono i filmati dell'Istituto Luce del Ventennio e disponibili in bibliografia.

La prima di queste Befane si tenne il 6 gennaio 1928. Nel 1934 cambiò denominazione in Befana del Duce, nel 1940 divenne Befana del Soldato e con la Repubblica Sociale Italiana tornò alla denominazione originaria Befana Fascista.[1][2]

Augusto Turati, segretario del Partito Nazionale Fascista, nel corso di un viaggio a Buenos Aires nel 1927 ebbe modo di osservare la Befana organizzata dall’Associazione lavoratori fascisti emigrati in Argentina, e volle riproporre la cosa in Italia.[3] La Befana in quegli anni era un po’ in ribasso, anche se era sempre radicata nell’animo degli italiani. Allo scopo di dare visibilità sul territorio ai fasci femminili e all'opera nazionale del dopolavoro, Augusto Turati ebbe l'idea della "Befana fascista", ordinando alle Federazioni provinciali del Partito Nazionale Fascista (PNF) di sollecitare a commercianti, industriali e agricoltori donazioni in occasione di tale festa, la cui gestione sarebbe stata curata dalle organizzazioni femminili e giovanili fasciste.

La raccolta e la distribuzione dei pacchi fu a cura dei Fasci Femminili e della Dopolavoro. Il luogo preposto alla felicità dei piccoli beneficiari, la Casa del Fascio, trasformata in cornucopia di gioia e di abbondanza.[4]

Il fascismo, prendendola in mano e gestendola, ne fece uno egli avvenimenti più importanti e sentiti dell’anno. La cosa funzionava così: tutti i federali sensibilizzavano le imprese, le banche, i privati a donare beni e denaro per la Befana dei più poveri e e soprattutto dei bambini. Le organizzazioni giovanili e femminili fasciste si occupavano dell’aspetto logistico, che si rivelò subito imponente, e il 6 gennaio mattina si teneva nelle locali Case del Fascio la solenne distribuzione di doni ai bambini figli delle classi meno agiate. Le distribuzioni si svolgevano anche per figli di lavoratori di determinate categorie: ferrovieri, postali, metalmeccaninci, minatori, agrari, etc.[1]

Già nel 1930 i pacchi dono distribuiti superarono i 600.000 e nel 1932 furono 1.243.351.[5]

Dalle foto che ci sono giunte era veramente una festa: giochi di ogni tipo, dai trenini ai soldatini, strumenti musicali, dolciumi, abiti, bambole, carrozzine, cibarie, e chi più ne ha più ne metta. I federali inoltre provvedevano alla consegna riservata di somme di denaro ai capifamiglia più indigenti.

A partire dal 1934, dopo la caduta in disgrazia di Turati, la "Befana fascista" mutò la denominazione in "Befana del duce" (o "Natale del duce" per le zone in cui era tradizione distribuire i doni ai bambini in tale data), allo scopo di utilizzare la ricorrenza per avallare il culto della personalità di Benito Mussolini, avviata dal nuovo segretario del PNF, Achille Starace.[2]

Il tentativo fu, però, mal riuscito. A molti non suonò bene la forzata relazione tra il pater familias e la nonnetta buona. Così il nome della Befana rimase del Fascismo, fino al 25 luglio, in quanto nei giorni della Repubblica sociale la Befana tornò alle origini.[4]

Dopo la guerra la tradizione non si interruppe neanche per un anno: tutte le categorie e le imprese avevano apprezzato il grande valore sociale delle Befane, le quali continuarono, come molti ricorderanno: le banche, i ministeri, le imprese più grandi organizzavano per i figli dei loro dipendenti delle spettacolari Befane, in alberghi o aule magne.

Dal 1947 il Movimento Sociale Italiano organizzò le Befane tricolori, solitamente in cinema o hotel, in cui gli esponenti del partito come Turchi, Michelini, Tripodi, Caradonna o Tedeschi distribuivano ai bambini i doni. E spesso questi politici erano essi stessi i finanziatori di tutto. E dopo proseguirono le Befane tricolori con Alleanza nazionale, il Pdl e oggi con Fratelli d’Italia e CasaPound.[1]

A capire l’importanza della Befana e a sfruttare al meglio il suo potenziale ammaliante è la Rai, la figura più materna della Repubblica. Con i suoi “pacchi” rende felici i bambini e tranquillizza e rasserena i genitori…

Ma anche la Rai, come la Repubblica,  deve rendersi conto che la Befana (Come Babbo Natale) non esiste. I pacchi sono quell’illusione momentanea della generosità gratuita dello stato che serviamo. Un pò come lo zucchero che genera dipendenza.[4]

Babbo Natale iniziò a sovrapporsi alla Befana, senza mai del tutto cancellarla, dagli anni ’70 in poi. Probabilmente favorito, più ancora che dall’impatto della globalizzazione, dal fatto che i regali dati il 25 dicembre invece che il 6 gennaio danno tempo ai bambini di giocarci per un po’ durante le vacanze scolastiche.[6]

Si tratta indubbiamente di un esempio di propaganda davvero curioso, e son passati più di 90 anni.

Appare ancora più evidente l'abilità comunicativa del Fascismo: sovrapporsi ad un evento religioso per:

a) legittimarsi nei confronti del popolo così come è legittima la Chiesa;

b) trasmettere il proprio messaggio di "Stato solidale per le famiglie dei lavoratori".

Un esempio in cui il concetto di "solidarietà", accompagnata al "dono", spalanca le porte all'"accettazione".

Un esempio in cui l'elemento verità non è essenziale nel modello di relazioni pubbliche, secondo il primo modello di relazioni pubbliche individuato da James E. Grunig (Grunig, Hunt 1984), superato negli Stati Uniti da un tipo di relazioni pubbliche invece "informative", dove si poneva l'attenzione ad informare, quindi non più propaganda.

Bibliografia essenziale

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 https://www.secoloditalia.it/2019/01/cera-una-volta-la-befana-fascista-un-esempio-di-stato-solidale-e-popolare-video/
  2. 2,0 2,1 Befana fascista. (4 gennaio 2022). Wikipedia, L'enciclopedia libera. Tratto il 6 gennaio 2022, 12:37 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Befana_fascista&oldid=124869925. Licenza 3.0
  3. Fernando J. Devoto, Historia de los Italianos en la Argentina, Biblos, Buenos Aires, 2008, pag.355
  4. 4,0 4,1 4,2 https://metropolitanmagazine.it/la-befana-fascista-compie-90-anni-perche-nasce-fu-lidea/
  5. Paola Benedettini Alferazzi, Organizzazioni femminili fasciste nell'anno X in L'Almanacco della Donna Italiana 1933, Bemporad, Firenze, 1933
  6. https://www.ilfoglio.it/societa/2019/01/06/news/quando-la-befana-era-fascista-231568/