La vessillologia come scienza dei segni visivi: prospettive epistemologiche e semiotiche

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    La vessillologia come scienza dei segni visivi: prospettive epistemologiche e semiotiche

    di Renato Ongania

    Introduzione

    In qualità di studioso di semiotica e appassionato di vessillologia, mi interrogo da tempo sulla possibilità di collocare quest'ultima all'interno di un orizzonte scientifico rigoroso. La domanda è tutt'altro che peregrina: può la vessillologia, oggi ancora percepita prevalentemente come attività di collezionismo colto o ricerca storica, aspirare a una piena legittimità epistemologica? Quali sono i presupposti teorici e metodologici per una sua piena integrazione nel panorama delle scienze umane e sociali?

    Questo breve saggio intende riflettere, da un punto di vista semiotico, sulle condizioni necessarie affinché la vessillologia possa configurarsi come scienza: non nel senso di una mera tassonomia di segni, ma come disciplina capace di produrre sapere critico sul funzionamento dei simboli visivi in ambito culturale, politico e antropologico.

    1. Che cos'è la vessillologia?

    La vessillologia si definisce comunemente come lo studio delle bandiere. Tuttavia, questa definizione minimale rischia di limitarne l'orizzonte. Più propriamente, essa potrebbe essere intesa come l'analisi sistematica dei segni tessili identitari all'interno di una cultura visuale. La bandiera è infatti un testo che unisce aspetti grafici, simbolici, pragmatici e istituzionali, funzionando come dispositivo di mediazione tra l'individuo e il collettivo, tra memoria e progetto.

    La vessillologia, così intesa, non può prescindere da un approccio interdisciplinare, che integri elementi di storia, araldica, antropologia e comunicazione visiva. Ma soprattutto, richiede uno sguardo semiotico capace di interrogare le forme, i colori, i gesti e i contesti in cui la bandiera vive e agisce.

    2. Vessillologia come semiotica visiva

    La semiotica visiva, a partire da Greimas e Floch, ci offre strumenti potenti per l'analisi della bandiera come immagine codificata. Ogni bandiera è infatti un artefatto visivo che si presenta come sistema di opposizioni, di isotopie, di figure e sfondi. Ma è anche un testo culturale che veicola valori, credenze, tensioni identitarie.

    Applicando lo schema canonico della narrazione greimasiana, possiamo leggere molte bandiere come dispositivi che raccontano un percorso di legittimazione: un soggetto (una nazione, un popolo, un movimento) affronta delle prove (storia, conflitti, sacrifici) per ottenere una sanzione (riconoscimento, indipendenza, unità). La bandiera diventa allora non solo simbolo, ma testimonianza e promessa.

    In questo senso, la vessillologia non si limita a classificare segni, ma li interpreta. Essa analizza le scelte cromatiche, la persistenza di certi archetipi (la croce, il sole, la stella), la trasformazione dei simboli in base ai regimi semiotici dominanti.

    3. Orizzonte epistemologico

    Perché la vessillologia possa emanciparsi dal mero repertorio e accedere allo statuto di scienza, sono necessari alcuni passaggi fondamentali:

    • Definizione dell'oggetto: la bandiera come testo visivo e atto comunicativo.
    • Formalizzazione del metodo: uso combinato di analisi semiotica, storico-iconologica, pragmatica e visuale.
    • Costruzione di un lessico condiviso: tassonomie dei segni, dei colori, dei gesti e dei contesti.
    • Produzione di saperi verificabili: studi di caso, analisi comparative, validazione intersoggettiva.
    • Inserimento in reti accademiche e editoriali: riviste, convegni, progetti di ricerca con respiro internazionale.

    Tutto ciò richiede uno sforzo collettivo e una volontà di apertura teorica.

    4. Verso una vessillologia critica

    Come semiotico, vedo nella vessillologia un campo privilegiato per studiare l'intreccio tra visibile e potere. Le bandiere non sono mai neutrali: esse affermano, includono, escludono. Parlano la lingua delle istituzioni e quella delle rivoluzioni. Possono essere amate, bruciate, imitate, sacralizzate.

    Una vessillologia critica deve interrogarsi su:

    • la costruzione discorsiva delle identità nazionali;
    • l'uso delle bandiere nei media, nei rituali sportivi, nei conflitti;
    • la tensione tra universalità dei codici e particolarità culturale dei segni;
    • le pratiche di resistenza simbolica (bandiere modificate, parodiate, ibride).

    Solo in questo modo la vessillologia può contribuire a una semiotica della contemporaneità.

    Conclusione

    Come studioso di semiotica e cittadino di una cultura segnata dai simboli, auspico che la vessillologia italiana intraprenda un percorso di istituzionalizzazione scientifica. Le condizioni ci sono tutte: un oggetto forte, una tradizione di studi, un potenziale euristico considerevole.

    La semiotica può offrirle gli strumenti per compiere questo salto. Perché ogni bandiera, come ogni segno, non è mai solo ciò che mostra, ma soprattutto ciò che significa e fa significare.