Alla ricerca di nomi significanti per il dicastero che si occupa di Scuola

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Roma - Palazzo del Ministero dell'Istruzione e del Merito.

(A cura di Renato Ongania)

28 ottobre 2022

Un post su Facebook dell'amico Valerio Ricciardelli commenta con particolare perizia la scelta del Governo di cambiare il nome ad alcuni ministeri, in modo specifico quello che si occupa di Scuola.[1]

Il 28 ottobre Ricciardelli scrive:

"Molto interessante e condivisibile l’editoriale di Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 27 ottobre, dal titolo “La scuola svalutata”[2], dove entra nel merito del dibattito sulla nuova dizione del Ministero dell’Istruzione[3] con l’aggiunta “del merito”, che taluni hanno visto come un “subdolo attacco alla scuola dell’uguaglianza” e quindi direttamente alla democrazia.

Ovviamente Galli della Loggia è un sostenitore per porre al centro della scuola il merito, e ha perfettamente ragione.

La sensazione che si ha, tra chi ha proposto la nuova dizione (un po’ a caso) e chi la contesta, che ci sia parecchia confusione.

Non sarebbe male, prima di inoltrarsi in sterili dibattiti sul “merito”, che si leggesse con attenzione il bellissimo libro di Roger Abravanel (edito nel 2008) dal titolo: “Meritocrazia- 4 proposte concrete per valorizzare il talento e rendere il nostro Paese più ricco e più giusto”[4]. È un libro di una attualità incredibile.

Poi, per rafforzare le conoscenze, aggiungerei un secondo libro di Abravenel scritto con Luca D’Agnese, dal titolo. “Regole-Perché tutti gli italiani devono sviluppare quelle giuste e rispettarle per rilanciare il Paese”[5]. Anche questo edito nel 2010 ma di grandissima attualità.

Lanciando invece una provocazione un po’ più attinente alla realtà dei fatti, si poteva aggiungere al Ministero dell’Istruzione la dizione “e della prevenzione dell’analfabetismo funzionale”.

Se è vero come è vero che, in Italia abbiamo un gravissimo analfabetismo funzionale, ormai a livello patologico (vedi vari rapporti internazionali sull’argomento)[6], chi si dovrebbe occupare per arginare il fenomeno, che fa dei danni enormi al Paese, se non la Scuola e quindi il Ministero dell’Istruzione? E in che modo?

[...]

Il nuovo ministro del "merito" concorderà con il nuovo ministro del "made in Italy" una politica scolastica centrata sulle tre E: Education-Economy-Employability?

Oppure il cambio di dizione dei ministeri sarà solo un esercizio estetico, per marcare la differenza con il passato.

Per occuparsi con più attenzione, sarebbe consigliabile ai politici decision maker, la lettura di almeno un libro alla settimana (con le tecniche di lettura veloce in 3-4 ore è possibile) a riguardo degli argomenti sui quali si devono applicare. Cinquanta libri all’anno è ancora un limite inferiore. C’è tanta buona letteratura che può aiutare a intervallare i talk show televisivi e la partecipazione alle sagre paesane, con delle buone letture, che sicuramente aiutano a creare la cultura del merito e il giusto supporto al made in Italy.

Poi, gli effetti positivi vengono automaticamente di conseguenza".

Nomi significanti per il dicastero

Spacchettando le varie funzioni della Scuola - operazione veramente complessa che qui viene solo abbozzata in nuce - si possono individuare almeno tre vocaboli chiave:

  • ISTRUZIONE
  • FORMAZIONE
  • EDUCAZIONE

Sebbene ai più l'esercizio semantico possa sembrare un eccesso di semantizzazione della SCUOLA, che appesantisce inutilmente il Dicastero, a ben vedere, anche lor signori potranno concordare che la SCUOLA è un sistema complesso e i vocaboli sono intrecciati tra loro, come lo sono le funzioni che si sviluppano nel sistema... così capita che un insegnante (accorto) debba miscelare le componenti funzionali con una non facile maestria.

Nei termini della comunicazione pubblica istituzionale, se il Ministero avesse un'etichetta così raffinata e precisa [MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, DELLA FORMAZIONE E DELL'EDUCAZIONE] - e magari si aggiungesse anche la dizione proposta da Ricciardelli [E DELLA PREVENZIONE DELL'ANALFABETISMO FUNZIONALE] si creerebbero forse troppe aspettative. Ma non è forse questa la ragione che guida, ad ogni giro di boa, le scelte dei nomi significanti da dare al Ministero?

Conclusione

Un Ministero all'altezza della sfida educativa, formativa e d'istruzione, che nelle intenzioni volesse mettere sul piatto anche la sfida a prevenire l'analfabetismo funzionale, dovrebbe avere il coraggio di esplicitare le proprie dimensioni (responsabilità e scopi) iniziando dal nome del proprio dicastero, e rapportarsi con i vari stakeholder - più o meno interessati al processo - per proporre una leadership del mondo Scuola che sia conforme alle esigenze della Nazione.

Note