Semiotica della Befana Fascista

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    La Semiotica della Befana Fascista

    a cura di Renato Ongania

    Il presente saggio vuole approfondire il fenomeno conosciuto come "Befana Fascista". Il testo di riferimento per l'analisi semiotica sono i filmati dell'Istituto Luce del Ventennio e disponibili all'indirizzo Internet: https://www.youtube.com/watch?v=f4nrnlVFZWY.

    La prima di queste Befane si tenne il 6 gennaio 1928. Nel 1935 cambiò denominazione in Befana del Duce, nel 1940 divenne Befana del Soldato e con la Repubblica Sociale Italiana tornò alla denominazione originaria Befana Fascista.[1]

    Augusto Turati, segretario del Partito Nazionale Fascista, nel corso di un viaggio a Buenos Aires ebbe modo di osservare la Befana organizzata dall’Associazione lavoratori fascisti emigrati in Argentina, e volle riproporre la cosa in Italia. La Befana in quegli anni era un po’ in ribasso, anche se era sempre radicata nell’animo degli italiani. Il fascismo, prendendola in mano e gestendola, ne fece uno egli avvenimenti più importanti e sentiti dell’anno. La cosa funzionava così: tutti i federali sensibilizzavano le imprese, le banche, i privati a donare beni e denaro per la Befana dei più poveri e e soprattutto dei bambini. Le organizzazioni giovanili e femminili fasciste si occupavano dell’aspetto logistico, che si rivelò subito imponente, e il 6 gennaio mattina si teneva nelle locali Case del Fascio la solenne distribuzione di doni ai bambini figli delle classi meno agiate. Le distribuzioni si svolgevano anche per figli di lavoratori di determinate categorie: ferrovieri, postali, metalmeccaninci, minatori, agrari, etc.[1]

    Milioni di pacchi ogni anno venivano distribuiti ai più piccoli, e dalle foto che ci sono giunte era veramente una festa: giochi di ogni tipo, dai trenini ai soldatini, strumenti musicali, dolciumi, abiti, bambole, carrozzine, cibarie, e chi più ne ha più ne metta. I federali inoltre provvedevano alla consegna riservata di somme di denaro ai capifamiglia più indigenti. E dopo la guerra la tradizione non si interruppe neanche per un anno: tutte le categorie e le imprese avevano apprezzato il grande valore sociale delle Befane, le quali continuarono, come molti ricorderanno: le banche, i ministeri, le imprese più grandi organizzavano per i figli dei loro dipendenti delle spettacolari Befane, in alberghi o aule magne.

    Dal 1947 il Movimento Sociale Italiano organizzò le Befane tricolori, solitamente in cinema o hotel, in cui gli esponenti del partito come Turchi, Michelini, Tripodi, Caradonna o Tedeschi distribuivano ai bambini i doni. E spesso questi politici erano essi stessi i finanziatori di tutto. E dopo proseguirono le Befane tricolori con Alleanza nazionale, il Pdl e oggi con Fratelli d’Italia e CasaPound.[1]

    Bibliografia essenziale

    Note