Appunti per uno sguardo semiotico alle bandiere

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    Appunti per uno sguardo semiotico alle bandiere

    di Renato Ongania


    Introduzione

    Le bandiere sono oggetti curiosi. Ci si può avvicinare al fenomeno del loro utilizzo con una tale leggerezza, stando così tanto in superficie, che l'approccio stesso abiliterebbe la considerazione che si ha a che fare con un hobby. Un esempio concreto di "sguardo di superficie" è comune, ed è stato lo spunto per iniziare un approfondimento.[1]

    Un primissimo appunto mi è stato offerto in occasione del convegno nazionale di vessillologia a Pavia[2], organizzato dal Centro Italiano Studi Vessillologici.[3] In quell'occasione, durante una pausa, un vessillologo veterano Paolo Paddeu, mi ha introdotto alla distinzione tra vessillologia e vessillofilia, tanto è bastato per chiarire due gradazioni diverse per relazionarsi al fenomeno delle bandiere, quasi una dicotomia delle intenzioni: il vessillologo, ha precisato, si relaziona a una bandiera o a un vessillo o a un gonfalone per farne oggetto di studio, il vessillofilo per incrementare la propria collezione.

    Un secondo appunto deriva da un articolo apparso sul Il Post.[4] In quell'articolo (Cfr. nota), persino non firmato, si affrontano le bandiere esclusivamente nella loro performance visiva, come se non significassero altro che la loro forma, disposizione delle bande, geometria, colori. Non una mera banalizzazione, ed è questo che mi ha doppiamente colpito, ma un tentativo di far assaporare tutta la profondità che ci può essere in una bandiera, quasi a far credere di saturare l'argomento, limitandone la complessità alla sola dimensione estetica.

    In termini generali possiamo postulare che ogni approccio, sia esso di superficie o di profondità, trova una propria legittimità quando vi è coerenza con le finalità della relazione che si instaura con il soggetto (nel caso di specie le bandiere).

    Da questo assunto (postulato), possiamo ipotizzare che il semiotico può guardare alle bandiere, con sguardo investigativo, per scoprire i processi di significazione, analizzare il codice che permette interpretazioni, collocarle nel tempo e nello spazio per studiarne i testi che eventualmente gli si presentano. Applicarsi ad esse adottando una chiave sociosemiotica. Ciò esclude apriori un approccio "riduzionista", o anche solo "ideologico" e men che meno un approccio "artistico" o da vessillofilo.

    Bibliografia

    Leone

    Whitney

    Note